Il recupero crediti verso la Pubblica Amministrazione

Quali sono le azioni da intraprendere se la PA non paga

La Pubblica amministrazione italiana ha cominciato a rispettare i tempi di pagamento delle forniture imposti dalla legge, riuscendo a liquidare le fatture con un giorno d’anticipo rispetto alla scadenza.

L’introduzione del sistema Siope+ non solo ha favorito la diminuzione dei giorni medi di ritardo dei pagamenti, ma consente anche di calcolare in modo puntuale lo stock del nuovo debito generato nel 2018, pari a 26,9 miliardi.

Le 22.200 amministrazioni italiane registrate hanno ricevuto 28,2 milioni di fatture per un valore di 148,6 miliardi, onorandone 20,3 milioni. Regioni e Città metropolitane pagano più in fretta rispetto alle Province e ai Comuni.

Al traguardo del rispetto dei tempi medi di pagamento la Pa è arrivata solo dopo un lento miglioramento che ha visto il 2016 chiudersi con 16 giorni medi di ritardo, il 2017 con 10 e il 2018 con 0.

Tuttavia, la faglia più ampia resta ancora una volta quella che separa il Nord (che viaggia con 8 giorni di ritardo sotto la media e il Sud che invece ne impiega 11 in più rispetto al dato nazionale. Ad incidere sulle prassi amministrative è lo stato di salute di cassa.

Decreto semplificazioni e recupero dei crediti verso la Pubblica Amministrazione

Si tratta di una sezione speciale del Fondo di garanzia Pmi da 50 milioni, per garantire fino all’80% e fino ad un importo massimo di 2,5 milioni, i finanziamenti già concessi alle Pmi che sono in difficoltà nella restituzione delle rate e sono titolari di crediti nei confronti della Pa.

Le Pmi in questione, dovranno sottoscrivere un piano di rientro di 20 anni. Nelle bozze del decreto ha provato a farsi largo anche lo sblocca-pagamenti di enti locali e Regioni, che punta a liberare fino a 22 miliardi.

Un’indagine condotta dallANCE, nei primi 6 mesi del 2017, rileva che, il 79% delle imprese di costruzioni, ha riscontrato dei ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione, causando gravi ripercussioni da parte delle imprese creditrici coinvolte.

La conseguenza è che il 50% di queste Imprese ha rinunciato agli investimenti programmati ed il 30% ha effettuato significativi licenziamenti; senza contare gli squilibri finanziari e le ripercussioni sul sistema bancario ed in centrale

Lo confermano i dati estrapolati dall’indagine “European Payment Report 2018” presentata da Intrum Justitia lo scorso 28 maggio, secondo cui dopo alcuni anni di progressiva diminuzione nel 2018 i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione, sono tornati ad aumentare.

Da 95 giorni a partire dall’emissione della fattura, infatti, si è saliti a 104 giorni, contro i 30 stabiliti dalla normativa europea che possono salire a 60 per alcune tipologie di forniture, come quelle sanitarie.

Costruzioni Edili  nella P.A.

Tempi medi pagamento Pubblica Amministrazione e sue conseguenze

I tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione, sempre riprendendo l’indagine Ance, continuano a superare i limiti imposti alla direttiva europea sui ritardi di pagamento fino ad arrivare addirittura a ritardi di 168 giorni, ossia, 5 mesi, per le imprese che realizzano lavori pubblici contro i 60 giorni previsti per questo tipo di fatture lavori.

La conseguenza è che l’Italia è all’ultimo posto nella classifica dei pagamenti statali più lunghi d’Europa, surclassando la Grecia, scesa in un anno da 103 a 73 giorni, mentre il Portogallo è passato da 95 a 86. La media europea è di 41 giorni.

Secondo le ultime stime di Banca Ifis, nel 2017, i pagamenti in ritardo della PA ammontavano a “soli” 31 miliardi di euro, il 6% in meno rispetto al 2016. A pagare in ritardo è il 62% degli enti pubblici, con picchi di 310 giorni per i comuni e 543 per le provincie.

Procedura d’infrazione per i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione

La Commissione Ue ha riattivato, recentemente e dopo 2 anni di stand by, la procedura d’infrazione per i ritardi con cui gli enti pubblici pagano le fatture alle imprese.

Tra le novità pagamenti PA 2018, segnaliamo quelle previste dalla Legge di Bilancio 2018. Cosa cambia con la Legge di Bilancio per quanto concerne i pagamenti da parte delle Amministrazioni Pubbliche?

La Manovra 2018, prevede una disposizione circa l’aumento dei controlli sui pagamenti ai fornitori della Pubblica amministrazione.

A partire dal 1° marzo 2018, l’Amministrazione Pubblica prima di effettuare  il pagamento di una fattura, dovrà controllare se il creditore è o meno inadempiente all’obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento, niente di nuovo fin qui, se non fosse che la legge di stabilità 2018, ha previsto una nuova soglia al di sopra della quale scattano i suddetti controlli.

La nuova soglia prevista è pari a 5.000 euro rispetto all’attuale 10.000.

Quali modifiche sono previste nei termini per il pagamento delle Amministrazione Pubbliche nel 2018

Secondo le regole approvate con legge 145/2018, ogni anno gli enti devono garantire il rispetto  dei termini di pagamento previsti dall’articolo 4 del Dlgs 231/2002 (30 giorni, in casi particolari, 60) e ridurre del 10 % il debito commerciale (solo se l’ammontare delle fatture scadute alla fine dell’esercizio precedente è superiore al 5% delle fatture ricevute nel medesimo esercizio).

Il comma 861 della legge 145/2018 prevede che il rispetto dei termini di pagamento si effettua dalla Piattaforma dei crediti commerciali, tenendo conto dei documenti ricevuti e scaduti nell’anno (anche se non pagati)

I termini per i pagamenti nelle transazioni con la Pubblica Amministrazione sono fissati in 30 giorni sulla base di quanto previsto dal D.Lgs n.192/2012, che recepisce la direttiva comunitaria 2011/7/UE.

Tale termine è derogabile in alcuni casi al massimo a 60 giorni, pena la sanzione degli interessi legali di mora oltre il tasso BCE con decorrenza dal primo giorno successivo alla scadenza prevista.

Se quindi l’Amministrazione Pubblica  non paga entro 30 giorni, o 60 in alcuni casi, si espone ad azioni giudiziali e dovrà in ogni caso dovrà riconoscere anche gli interessi calcolati sulla base del ritardo.

Un’altra norma di particolare importanza è quella che prevede la possibilità di certificare i crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, introdotta a partire dal 2014. La certificazione vale come garanzia dello Stato e apre la possibilità della cessione del credito ad intermediari finanziari abilitati. Una novità che ha effettivamente sortito effetti positivi ma è ancora lungi dall’essere utilizzata al pieno delle sue potenzialità.

Secondo Banca Ifis, infatti, dei 158 miliardi di crediti verso la PA, si può stimare che sia stata presentata richiesta di certificazione solamente per una decina di miliardi.

Quali sono le azioni da intraprendere se la PA non paga

Intanto è necessario verificare sulla piattaforma di certificazione dei crediti, lo stato in cui si trova la fattura elettronica

Nel caso in cui la fattura elettronica sia stata rifiutata sarà opportuno verificare nuovamente tutti i dati e rettificare eventualmente il documento.

Ricordiamo inoltre che la Piattaforma certificazione crediti è alimentata automaticamente dal Sistema di Interscambio in merito alla ricezione della fattura da parte della PA mentre per le fasi successive della fattura, devono essere registrate sulla PCC (contabilizzazione, pagamento, etc.).

Se l’amministrazione pubblica non paga il credito vantato certo, liquido ed esigibile, la norma prevede la possibilità per il fornitore al ricorso ad un decreto ingiuntivo, da richiedere per via giudiziale per il mancato pagamento della fattura entro 30 o 60 giorni.

Trascorsi i termini, dal giorno dopo decorrono gli interessi di mora sulle fatture non pagate.

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