Il recupero crediti in Turchia nel 2021

La Turchia ha il più alto tasso di default dei pagamenti nell’Europa orientale con il 61,1 % delle fatture B2B pagate in ritardo. Scopri come Invenium può aiutarti recuperare i tuoi crediti in Turchia.

Nel mese di marzo 2021, l’Italia ha riconfermato la propria posizione di secondo partner europeo della Turchia e si è posizionata quale 5° partner commerciale globale con 5,4 miliardi di interscambio totale rispetto al primo trimestre del 2020, con una crescita del 20,4%.

L’export italiano verso la Turchia è stato di 2,8 miliardi (+22,8%) mentre l’export turco verso l’Italia ha totalizzato 2,7 miliardi (+18,2%) segnando un saldo negativo per la Turchia di 1,8 milioni di USD.

Nel primo trimestre del 2021, l’Italia si posiziona quale quarto Paese importatore in Turchia dopo Cina, Russia e Germania e quarto mercato di export turco dopo Germania, Stati Uniti e Regno Unito.

Le tre voci prevalenti dell’export turco verso l’Italia sono: autoveicoli, trattori e parti di ricambio; macchinari ed apparecchiature meccaniche; ferro ed acciaio.

Le principali categorie dell’import turco dall’Italia si riferiscono a: macchinari ed apparecchiature meccaniche; materie plastiche; autoveicoli, trattori e parti di ricambio.

Il mantenimento di tassi d’interesse bassi nel corso dell’ultimo anno e mezzo non ha giovato alla valuta nazionale e ha di fatto accresciuto l’inflazione, attualmente quasi al 12%. Si tratta di una brutta accelerazione per l’inflazione che è balzata dall’11,90% di ottobre al 14,03% di novembre, il livello più alto dall’agosto dello scorso anno.

Il nuovo governatore della banca centrale, Naci Agbal ha dovuto alzare i tassi d’interesse di 475 punti base al 15% per frenare il crollo della lira turca e il suo impatto rovinoso sull’inflazione. Se Agbal pensava di avere innalzato il costo del denaro reale ad almeno il 2-3%, adesso si è dovuto ricredere. Secondo analisti e investitori la lira oggi cede circa mezzo punto percentuale, mentre salgono repentinamente i rendimenti obbligazionari.

Recupero Crediti in Turchia

Il bond a 2 anni offre il 14,70% (+135 punti base da sabato) e quello a 10 anni il 12,95% (+38 bp). E’ evidente che l’impennata stia riguardando essenzialmente il tratto medio-breve della curva, quello che risente di più della politica monetaria.

Il tratto lungo, invece, risulta maggiormente legato alle aspettative d’inflazione. E l’accelerazione nella crescita dei prezzi a novembre non ha mutato granché queste ultime, viceversa sta spingendo gli investitori a scontare tassi più alti. La banca centrale ha un target d’inflazione medio del 5%, con tolleranza da un minimo del 3% e un massimo del 7%.

La contrazione dei consumi causati dal Covid-19

Con oltre 130.000 casi accertati, la Turchia è oggi il paese del Medio Oriente più colpito dal Covid-19, superando anche l’Iran, epicentro del contagio nella regione mediorientale. Mentre la crescita della curva del Covid-19, stando ai dati ufficiali, sembra frenare, quella dell’economia è in discesa verticale.

Il tasso di cambio ha scavallato il muro simbolico delle 7 lire turche per comprare un dollaro americano, un livello toccato solo nella drammatica crisi valutaria dell’agosto 2018, che rischiò di far capitolare Recep Tayyip Erdogan. Secondo Erdogan l’economia Turca è pronta a rimettersi in marcia. L’industria dell’automotive ha riaperto dall’11 maggio e con essa le aziende del tessile, con la riapertura dei grandi negozi e dei canali di esportazione.

Dati e previsioni sono allarmanti, come in molti Paesi: una contrazione del Pil al 5%, una nuova crescita del deficit commerciale dopo anni di sforzi autarchici per invertire la debolezza strutturale, un’impennata della disoccupazione. Temendo il contraccolpo economico più di quello sanitario, dove i danni sembrano limitati anche grazie a un’età media di poco superiore ai trent’anni, il leader turco ha deciso di accelerare sulla fase 2.

Oltre all’impatto negativo sulla crescita dovuto alla forte contrazione dei consumi interni, del turismo (comparto che nel 2019 contava per 34,5 miliardi di dollari) e dell’export, soprattutto verso l’Europa (principale partner della Turchia), il paese deve far fronte a due problemi di lunga data: da un lato, a un elevato debito estero pari a 172 miliardi di dollari; dall’altro, a limitate riserve valutarie – pari a 89 miliardi di dollari a metà aprile– destinate a diminuire ulteriormente.

Le imprese stanno registrando una dilazione dei termini di pagamento più protratti nel tempo. Le aziende turche, infatti, ricorrono in maniera preponderante alle vendite a credito – preferite maggiormente – con termini di pagamento che si aggirano intorno ai 121 giorni, ma che possono salire fino ad una media di 181 giorni per le società di grandi dimensioni.

I comparti che hanno accusato i maggiori ritardi sono l’automotive, il tessile/abbigliamento, il retail e i trasporti. A conferma di questo trend il 47,4% delle imprese prevede un ulteriore incremento dei ritardi anche quest’anno.

Alcune aziende italiane hanno incontrato difficoltà nel rispetto dei termini di pagamento da parte delle aziende turche. I termini, di solito tra i 90 e i 120 giorni, sono stati in alcuni casi dilatati. Tuttavia non si tratta di una situazione di forte criticità, bensì solo di ritardi. La certezza degli accordi tra le parti non viene mai messa in discussione.

Dunque, la Turchia ha un alto tasso di default dei pagamenti in Europa orientale con il 61,1 % delle fatture B2B pagate in ritardo. Le tempistiche di saldo delle fatture da parte delle aziende sono rallentate in modo significativo, e ciò ha portato ad un incremento dell’80% dei fallimenti delle nuove imprese nei primi tre anni di attività.

In un contesto economico-politico del genere, come muoversi in caso di mancato pagamento?

In Turchia, le Aziende hanno l’obbligo di contestare le fatture o la corrispondenza commerciale entro 8 giorni dalla notifica. In difetto, si presume che il destinatario abbia accettato il contenuto della fattura. Lo stesso principio si applica alle lettere di conferma di trattative commerciali avvenute per telefono o via e-mail.

Seppur negli ultimi anni alcuni fondamentali cambiamenti sono stati fatti in relazione al sistema giudiziario Turco, ci vorrà ancora del tempo per rendere più efficace il sistema legale. In contemporanea con queste modifiche sono stati fatti diversi accordi per risolvere le controversie attraverso la conciliazione e l’arbitrato, oltre ai tribunali ordinari.

Cosa può fare Invenium per recuperare i tuoi crediti in Turchia

A sostegno delle imprese del territorio colpite dalle difficoltà economiche connesse all’emergenza sanitaria da COVID-19, Invenium ha deciso di favorire i propri clienti ma anche tutte le piccole e medie imprese in difficoltà con un “emergency plan” a supporto delle PMI italiane.

I servizi amministrativi e legali, i credit manager e, più in generale, i servizi di fatturazione e monitoraggio incassi sono messi a dura prova da questa situazione straordina ria. Tenere sotto controllo i pagamenti, rinegoziare i termini di pagamento, monitorare incassi e scadenze è ancora più importante e più laborioso in questo scenario critico.

Invenium è pronta a supportare i processi di gestione e recupero crediti in Turchia, consentendo un intervento immediato:

  • Con una struttura di costi sostenibile
  • Creando processi scalabili
  • Incrementando la liquidità
  • Tutelando gli equilibri aziendali

L’esperienza Invenium nel recupero crediti in Turchia

Ciò è stato reso possibile grazie alla presenza e all’ausilio dei nostri collaboratori che da oltre 7 anni sono operativi sul territorio turco.

Invenium, negli ultimi due anni ha gestito pratiche di Recupero crediti verso la Turchia per forniture di impianti (oil&gas), alluminio, piastrelle e prodotti per la casa per oltre 6 milioni di euro.

Solo in casi eccezionali e solo dopo aver ottenuto un riconoscimento di debito, si è reso necessario ottenere l’emissione di un decreto ingiuntivo a seguito del quale il debitore ha pagato con un piano di rientro.

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