Il recupero crediti stragiudiziale

La gestione del credito, per un’azienda, ha un’importanza vitale. I ritardi di pagamento possono far mancare liquidità e generare ingenti costi finanziari

Quasi metà delle aziende italiane si trova in una posizione di “rischio”: una su tre teme di non riuscire a superare la crisi della pandemia.

Da un lato si sono allungati i tempi di pagamento dei fornitori da parte delle imprese, ma allo stesso tempo è migliorato l’indice di puntualità delle aziende italiane.

Nel 2020, in particolare, le imprese che hanno pagato i loro fornitori con oltre 30 giorni di ritardo sono aumentate del 21,9% salendo a quota 12,8% sul totale.

Nello stesso arco di tempo la percentuale di aziende puntuali nei pagamenti è leggermente migliorata, dal 35 al 35,7%, facendo guadagnare all’Italia una posizione in Europa, dal 17esimo al 16esimo posto e al 23esimo posto nel mondo.

Secondo il rapporto ISTAT 2021 il 45% delle imprese è strutturalmente a rischio, soprattutto in quei settori con basso contenuto tecnologico e capitale umano. Al contrario, solo l’11% risulta essere ancora solido.

Il mix tra gli effetti economici del virus e le regole europee rischia di creare un serio problema: oggi se un’impresa ha un arretrato anche di 100 euro per 90 giorni viene già considerata in default.

L’impatto dell’epidemia di coronavirus e la sempre più probabile recessione in arrivo, almeno in Europa, mette a rischio non soltanto il già fragile profilo della redditività degli istituti di credito del Vecchio Continente, ma minaccia anche i passi in avanti compiuti negli ultimi anni sotto il profilo del patrimonio e, quando si parla in chiave italiana, il cammino virtuoso nella riduzione delle sofferenze.

Le stime del Centro studi di Confindustria lasciano pochi dubbi sulla profondità dell’impatto del virus sulla manifattura nazionale, con una produzione che dopo aver ceduto un quarto del proprio volume tra febbraio e marzo aggiunge una perdita analoga nel mese successivo, periodo interamente coinvolto dal lockdown varato via Dpcm lo scorso 22 marzo.

Il settore dei pubblici esercizi

Doppio shock dal lato dell’offerta e della domanda che ha prodotto il dimezzamento dell’output, portando l’indice destagionalizzato della produzione poco oltre quota 57, a distanza siderale rispetto a livello di appena un paio di mesi fa.

Il settore dei pubblici esercizi – bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari – con 30 miliardi di euro di perdite è in uno stato di crisi profonda con il serio rischio di veder chiudere definitivamente 50.000 imprese e di perdere 300 mila posti di lavoro a causa dell’emergenza coronavirus.

L’ipotesi è quella di una ripartenza graduale, con il rimbalzo fisiologico verso l’alto dell’attività frenato in primis dal non immediato riallineamento dei consumi ai livelli precedenti: le abitudini di spesa delle famiglie sono cambiate – spiegano gli analisti – e difficilmente torneranno in tempi rapidi a quelle precedenti.

Il settore dei pubblici esercizi – bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari – con 30 miliardi di euro di perdite è in uno stato di crisi profonda con il serio rischio di veder chiudere definitivamente 50.000 imprese e di perdere 300 mila posti di lavoro a causa dell’emergenza coronavirus.

L’impatto del COVI19 sulla catena dei pagamenti

Tra le aziende è in atto una sorta di “si salvi chi può”, con un impatto immediato sulla catena dei pagamenti. Un blocco nei saldi che rischia di aggravare una già drammatica situazione, scaricando sui soggetti più deboli, in particolare le PMI, problemi aggiuntivi.

Quello del nodo della liquidità è uno dei problemi più immediati da affrontare, per evitare un blocco del mercato interno ed internazionale.Secondo alcune stime, i tempi di pagamento dei clienti potrebbero allungarsi di 20 giorni, con effetti dirompenti sulle esigenze di finanziamento del capitale circolante.

È ovviamente ancora presto per trarre bilanci sull’aspetto dei crediti deteriorati, perché la diffusione dell’epidemia ha preso in contropiede un po’ tutti, per primi gli analisti.C’è insomma incertezza massima sulle conseguenze legate agli eventi che si stanno succedendo giorno dopo giorno e poca voglia di esporsi per il momento.

Di certo a pesare, almeno in prospettiva, sui conti delle banche è anche la normativa, che minaccia di acuire ulteriormente il rischio di credito, con la conseguente impennata degli Npl.

Incassare inizia ad essere sempre più faticoso soprattutto quando  16 aziende su 100 ancora non pagano.

Il sistema dei pagamenti tra imprese, in linea con il resto degli indicatori economici nazionali, ha evidenziato nel primo trimestre dell’anno un aumento del 6% dei ritardi gravi, quelli superiori ai 30 giorni.

Per puntualità dei pagamenti in Europa siamo infatti al 13° posto, superati anche da Polonia (1°), Slovenia (7°), Irlanda (8°) e Belgio (12°).

In ballo c’è ancora una montagna di crediti di vecchia data che vale ben 32 miliardi di €. Sono i cosiddetti NPL i “non performing loans” rimasti a lungo sepolti.

L’81% degli Npl da recuperare è rappresentata da rate di mutui o finanziamenti non rimborsati alle banche o alle società di credito al consumo, ma ci sono anche crediti di vecchia data concessi dalle utilities e gli indebitamenti commerciali. In totale si tratta di 6 milioni di pratiche approdate sulla scrivania degli addetti ai lavori.

Se ai “vecchi” si sommano i crediti contratti più di recente, si arriva a un totale di 71,4 miliardi da “rintracciare”, con un balzo di circa il 3% rispetto all’anno precedente.

Mentre gli NPL rappresentano il 45% degli importi totali, la seconda voce più pesante di crediti da riscuotere riguarda il settore bancario-finanziario con 19,9 miliardi di prestiti che mancano all’appello, seguito dalle utilities.

A fronte di ritardi oltre i 30 giorni stimati per l’Italia nell’11,5% dei casi, per il Regno Unito si scende all’8,1% al 6,2% in Spagna, al 2,1% in Germania, addirittura allo 0,4% per la Svezia, livello che pare più compatibile con un disguido tecnico: a Stoccolma, in sostanza, si paga nei tempi concordati.

Tenendo conto di fallimenti, esecuzioni immobiliari, concordati preventivi e accordi stragiudiziali, lo stock di sofferenze lorde è oggi valutato in Italia a poco meno di 100 miliardi di euro, che sulla base della quota di recupero prevista e dei tempi tecnici attuali viene oggi prezzato dal mercato a quota 25,3 miliardi.

Quasi 7 miliardi di sofferenze localizzate in Campania, poco meno di sei miliardi in Piemonte e Sicilia.

Il quadro è mediamente desolante, anche se l’analisi, grazie ai primi meriti delle recenti riforme varate nelle procedure, registra progressi rispetto al passato: con tribunali più efficienti e in grado di smaltire lo scorso anno 14.400 procedure fallimentari (+2,8%), valore superiore al numero di nuove pratiche avviate e dunque sufficiente ad erodere il vasto arretrato.

In calo anche i tempi medi, che per i fallimenti si riducono ai quattro mesi I problemi sono rilevanti e lo dimostrano non solo le statistiche ma anche l’esperienza diretta dei credit manager, raccolta in un sondaggio realizzato tra i 500 partecipanti alla presentazione del 17 aprile, al Sole 24 Ore.

Ad avere un tasso di ritardo grave minimo, contenuto entro l’1% dei clienti, è infatti appena il 5% del campione mentre per quasi un’azienda su tre il dato lievita al 20% e oltre.

 Pagamenti tra aziende con più ritardi e insolvenze

Nel 2018 tre mali sono cresciuti penalizzando le imprese italiane:

  1. Le imprese in difficoltà finanziarie pagano in ritardo i fornitori
  2. Aumento dei ritardi internazionali
  3. Inefficienza amministrativa

Queste tre mali, ad oggi, colpiscono ben quattro aziende italiane su cinque.Sul fronte dei termini d’incasso si resta ben distanti dalle medie europee: In Italia, la media dei pagamenti tra imprese è di 44 giorni a fronte di un dato Ue di 34. Nei rapporti con la Pa le dilazioni arrivano a 56 giorni contro una media europea di 33. Tuttavia, rispetto al passato, si è visto un netto miglioramento considerando che nel 2017 nel pubblico si arrivava a 73 giorni.

Nei rapporti B2B si arriva  a 48 giorni ma il vero exploit lo ha fatto la Pa che salda a 67 giorni.Se i tempi di pagamento fossero ragionevoli le aziende potrebbero prevedere con maggiore precisione i loro flussi di cassa perché la stabilità finanziaria è alla base della crescita.

Tempi di pagamento nel bilancio sociale

Maggiore competitività per le imprese puntuali nei pagamenti, grazie all’indicazione nel bilancio sociale dei tempi medi di pagamento delle transazioni effettuate nell’anno.

Tra le novità per il rilancio degli investimenti privati previste dal decreto crescita (Dl 34/2019) è presente una misura finalizzata a dare trasparenza a questa informazione nei bilanci sociali così da valorizzare la tempestività con cui le imprese adempiono ai pagamenti nelle transazioni commerciali.

Il bilancio sociale rappresenta per le organizzazioni, la certificazione di un profilo etico che risulta strategico al fine di ottenere la fiducia di differenti interlocutori, interni ed esterni, per essere riconosciute come partner affidabili nelle relazioni di scambio.

Con il bilancio sociale l’organizzazione rende conto dell’impegno sociale comunicando le ragioni per cui sono sostenuti determinati costi  e gli esiti dell’attività svolta.

Secondo questo nuovo adempimento, le società dovranno:

  • Ponderare i tempi di pagamento, relativi a ciascuna transazione;
  • Distinguere le transazioni verso le grandi , piccole e medio imprese
  • Riportare il numero e il valore complessivo delle transazioni i cui tempi di pagamento abbiano ecceduto i termini massimi indicati all’articolo 4 del Dlgs 231/2002
  • Indicare le misure poste in essere per rispettare tali termini

I processi lumaca

Nonostante i lievi miglioramenti degli ultimi anni, l’Italia continua a occupare le posizioni più alte della triste classifica dei processi lumaca.

Il rapporto biennale con cui la Commissione europea per la giustizia (Cepej) analizza e raffronta i dati di 45 Paesi non lascia dubbi: in campo civile e commerciale i processi sono durati di più solo in Grecia e in Bosnia-Erzegovina.

Un progresso c’è stato poiché dal 2012 al 2016 si è passati da 590 a 514 giorni per il primo grado e da 1.161 a 993 per il secondo ma non è bastato e non ha coinvolto i procedimenti in Cassazione.

Il gap con gli altri Paesi è evidente se si guarda alla durata media: 233 giorni in primo grado (in Italia è più del doppio), 244 in secondo (nel nostro Paese è quasi il quadruplo) e 238 nell’ultimo (e qui sfioriamo il quintuplo).

Per questo motivo,per chi ha necessità di recuperare un credito è preferibile optare per un’azione stragiudiziale,  una soluzione più vantaggiosa, più rapida e meno costosa.

Esiste un approccio differenziato e su misura per ogni azienda: per ogni cliente, Invenium, sviluppa una strategia ad-hoc, analizzando le criticità e definendo le migliori azioni, salvaguardando, laddove possibile,il rapporto commerciale con i fornitori.

Quali sono le fasi impiegate da Invenium per recuperare crediti insoluti ?

  1. Parere legale gratuito: Il cliente viene ricontattato da un nostro consulente specializzato, ricevendo un parere legale gratuito per valutare se sussistono le condizioni preliminari per il recupero
  2. Indagine patrimoniale sul debitore: Tramite una credit check,  viene analizzata la situazione patrimoniale della controparte. A questo punto suggeriremo gli strumenti stragiudiziali o in alternativa giudiziali per il recupero del credito, nel modo più veloce possibile
  3. Due diligence Per ogni cliente, Ivenium studia la migliore strategia di recupero formando un team dedicato composto da: credit manager, consulenti legali, operatori credit collection, esattori sul territorio e legali per la gestione di accordi transattivi e piani di rientro
  4. Judicial Approach: Laddove il recupero in via stragiudiziale non fosse possibile, viene intrapreso un percorso giudiziale sfruttando lo studio legale interno
  5. Recupero del credito: Riusciamo a garantire, nella maggior parte dei casi, un tasso di successo pari al 55%.

I nostri punti di forza:

  • Cash Maraton: L’ esclusivo servizio di recupero crediti di Invenium che garantisce in 10 settimane, attraverso la predisposizione di un team dedicato, il recupero di almeno il 50% del capitale.
  • Litigation Funding: Il patto di quota lite, o Litigation Funding, rappresenta una soluzione che consente di affrontare controversie sia in fase giudiziale che stragiudiziale – con elevate prospettive di successo – mitigando il rischio finanziario del Cliente.

Quando si parla di recupero crediti internazionali, a ciò, si aggiungono altri fattori che è necessario tener ben presente.

Operare un’analisi della c.d. Judicial Country Risk che mostra il grado di performance e di equità di un tribunale e consente, così, di ipotizzare le possibilità di successo o insuccesso di una causa legale in quel Paese.

Tale analisi, viene espressa da un coefficiente “oggettivo” e da uno “soggettivo”– Invenium Index – che  tiene conto di una ventina di  fattori tra i quali si evidenziano, in particolare i seguenti:

  • Importo del credito
  • Solvibilità del debitore
  • Capacità patrimoniale del debitore
  • Status del debitore/rischio di default
  • Strategicità/fidelizzazione del debitore
  • Scadenza del pagamento
  • Eventuale contestazione
  • Eventuale riconoscimento del debito
  • Termini di prescrizione
  • Tribunale competente
  • Affidabilità Tribunale
  • Tempistica Tribunale
  • Court Fees

Nel caso di azioni in ambito europeo, inoltre, potrebbe essere conveniente affiancare l’attività stragiudiziale all’emissione di un European Payment Order (Ingiunzione di pagamento europeo), per rendere l’attività di recupero ancora più efficace.

L’accordo stragiudiziale delle controversie proposto da Invenium ha come finalità l’individuazione di una soluzione “condivisa” tra le parti.

E’ una soluzione che garantisce la stessa trasparenza del ricorso al tribunale ma  più vantaggiosa sia per il creditore che per il debitore in quanto fa risparmiare, ad entrambi, tempo e denaro.

Con Invenium usufruisci in ogni momento di una prestazione professionale di alto livello, di un bagaglio di competenze, conoscenze legali e tecniche evolute per la gestione e il recupero stragiudiziale dei crediti, sia in Italia che all’estero.

Tra i punti forza: la presenza in 115 Paesi di Legals, abili negoziatori

Per maggiori informazioni visita il sito oppure contattaci

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