Aumentano i ritardi nei pagamenti, come recuperare un credito in Italia nel 2021?
L’impatto del Coronavirus sull’economia italiana del 2021
L’epidemia di Covid-19 ha messo l’Italia di fronte ad un’emergenza sanitaria, ma sta colpendo duramente anche l’economia del Paese.
La veloce crescita dell’arretrato, aumentato nel 2020 di oltre il 10%, rischia di far perdere ai tribunali delle imprese la scommessa di decisioni rapide e di qualità su materie complesse come diritto societario, tutela della concorrenza, marchi e brevetti.
Una situazione di sofferenza (dal 2017 le pendenze sono salite del 25%) che dipende anche dalle difficoltà a realizzare in pieno quella specializzazione che avrebbe dovuto rappresentare la cifra delle sezioni di impresa.
E che, nei prossimi mesi, sarà ulteriormente messa a rischio dal contenzioso sulla class action , attribuito ai tribunali delle imprese dalla riforma in vigore dal 19 maggio 2021.
Benché la riduzione dei tempi della giustizia civile sia un elemento cardine per la crescita economica e il successo del piano nazionale di ripresa e resilienza, le proposte di riforma presentate al Senato, non toccano il Tribunale delle imprese, la cui efficienza è fondamentale per attrarre gli investimenti esteri.
Il rimbalzo in arrivo del 2021 e quello del triennio successivo, infatti, non saranno in grado di rimettere in pari molti settori della manifattura italiana. Solo alcuni riusciranno ad essere qualche punto sopra i valori pre-crisi.
A risentirne di più, invece, saranno i settori auto e moto che andranno a riverberarsi sull’intera filiera dei prodotti in metallo e della metallurgia. Risultati non distanti da altri comparti fortemente penalizzati, quali mobili moda ed elettrodomestici.
Le aziende del credito avranno il grande compito di intercettare le criticità per evitare l’insorgere di insolvenze ed evitare così di ricadere nelle condizioni di pochi anni fa, quando i portafogli di imprese e famiglie erano appesantiti da crediti deteriorati.
Italia 2020: qual è la situazione sulla puntualità dei pagamenti?
Il livello di puntualità del sistema dei pagamenti tra imprese è in peggioramento dinanzi allo shock Covid. Nel terzo trimestre 2020 le imprese che hanno saldato i propri fornitori rispettando le scadenze sono state il 35,2%: una su tre.
Su scala geografica le regioni più preoccupanti in termini di ritardi gravi sono:
- Valle D’Aosta (+40,4&)
- Friuli Venezia Giulia (+37,5%)
- Veneto (+32,6%)
- Trentino Alto Adige (+31,6%)
L’incremento dei ritardi sembra essere invece più contenuto nelle regioni del sud. Il nord est si conferma l’area geografica più affidabile, con il 43% delle imprese che pagano alla scadenza mentre al sud e nelle isole le aziende puntuali sono solo il 22,6%.
A livello territoriale è la Sicilia a detenere il primato negativo d’imprese che effettuano i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo. Seguono Calabria e Campania. Agli ultimi posti nella classifica dei meno virtuosi nei pagamenti figurano i settori più colpiti dal lockdown quali, bar e ristoranti, servizi ricreativi e cinematografici
Come recuperare un credito in Italia nel 2021? La via giudiziale e la via stragiudiziale.
Ai sensi dell’art. 2946 c.c , il termine ordinario di prescrizione per far valere un diritto in giudizio è di 10 anni. L’istituto dell‘ingiunzione di pagamento è disciplinato agli art. 633-656 c.p.c.
Per ottenere tale provvedimento, il creditore deve proporre ricorso innanzi al Giudice di Pace, se il valore della causa non è superiore ai 5.000€, o al Tribunale competente. Per ottenere un’ingiunzione di pagamento, il creditore ha l’onere di produrre documentazione comprovante l’esistenza del diritto.
Entro 30 giorni dal deposito del ricorso, il giudice, in caso di accoglimento della domanda, emette il decreto ingiuntivo, ordinando al debitore di pagare la somma entro 40 giorni dalla notificazione.
Il ricorso, oggi, è presentato dal creditore al giudice civile, che verificata l’esistenza dei presupposti procede con l’emissione del decreto sulla base di una formula già predisposta in calce allo stesso ricorso.
Attualmente è in corso l’esame di un Disegno di legge che modifica il procedimento per l’ottenimento del decreto ingiuntivo, presso la Commissione Giustizia del Senato .
Con questa riforma salta l’intermediazione giudiziaria: va ad eliminarsi il passaggio dal giudice civile per l’emissione del decreto, ritenuto nella legge non necessario, in quanto si tratterebbe di “una mera verifica cartolare” che non richiederebbe l’intervento giurisdizionale. Il disegno di legge prevede che l’avvocato difensore del creditore possa emettere i decreti ingiuntivi senza più bisogno del giudice.
Il creditore di una somma di danaro potrà, quindi, affidarsi ad un avvocato che, verificati sommariamente i presupposti, emetterà un’ingiunzione di pagamento da notificare al debitore. Quest’ultimo avrà 20 giorni (non più 40 come oggi) per opporsi, e in mancanza di opposizione si procederà con esecuzione forzata. Così, l’ingiunzione di pagamento emessa dall’avvocato non sarà provvisoriamente esecutiva perché l’inserimento della clausola resta prerogativa dell’autorità giudiziaria.
Il legale munito di procura rilasciata dal suo cliente farà quello che oggi fa il giudice ovvero dovrà accertare se sussistono le condizioni di legge (ed i requisiti) per l’emissione del decreto. A questo punto, la procedura ordinaria ha inizio con atto di citazione, notificato al convenuto e depositato presso la cancelleria competente entro i 10 giorni successivi. L’impugnazione della sentenza di primo grado può essere proposta di fronte alla Corte d’Appello competente entro 30 giorni dalla sua notificazione o, in difetto, entro 6 mesi dalla sua pubblicazione.
L’accordo stragiudiziale è invece una soluzione che garantisce la stessa trasparenza del ricorso al tribunale ma più vantaggioso per il creditore e debitore in quanto fa risparmiare tempo e denaro. Si prende contatti con il debitore e gli si prospetta la possibilità di evitare un’aggressione giudiziale, spiegando i rischi ed i costi a cui andrà incontro.
Ad esempio, in caso di soccombenza, il debitore si vedrebbe pignorati i propri conti correnti con la conseguente revoca degli affidamenti, la segnalazione in CR della Banca d’Italia ed un concreto rischio di chiusura dell’attività. In presenza quindi di un credito certo, liquido ed esigibile, ma anche se si trattasse di un credito litigioso, il ricorso alla via stragiudiziale è sempre consigliabile per i tempi rapidi ed i costi contenuti.
Certamente sarà necessario negoziare duramente con il debitore e cercare di convincerlo del vantaggio a pagare con una transazione o con un piano di rientro piuttosto che costringere il creditore a emettere un decreto ingiuntivo con un successivo aggravio di costi per la parte soccombente.
Ma i più convinti dell’azione extragiudiziale dovrebbero essere proprio gli imprenditori ed invece solo un’esigua parte degli stessi si rivolge a società di recupero crediti come Invenium specializzate nell’assistere le PMI nell’attività di recupero dei crediti.
Il problema è di tipo culturale e in Italia, rispetto ad esempio al Regno Unito – dove tra l’altro la giustizia funziona molto bene e un’azienda su due si rivolge alle società di credit collection – solo un’Impresa su 10 valuta positivamente l’azione di recupero extragiudiziale.
Forse una delle più rilevanti barriere all’approccio extragiudiziale è la presenza in Italia di 237 mila avvocati, gran parte dei quali sopravvive proprio grazie alla polverizzazione del contenzioso civile che genera ogni anno 4,5 milioni di controversie.
La lunga durata delle cause ed il loro assurdo spezzettamento in tante inutili udienze è funzionale alle esigenze di studi professionali molto piccoli che non reggerebbero l’urto di una nuova mentalità orientata per l’appunto alla conciliazione piuttosto che al tradizionale ricorso ai tribunali.
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