Un record negativo quello derivante dai ritardi accumulati dalle ASL, pari a 71,5 giorni
La situazione di crisi attuale, dovuta alla diffusione a livello globale del COVID-19 potrebbe rivelarsi particolarmente complessa per molte aziende, in considerazione dello sforzo richiesto in termini di forniture mediche e biomedicali.
L’obiettivo è quello di sostenere le imprese sotto il profilo della liquidità, nel momento in cui cedono crediti deteriorati (sia commerciali sia finanziari) anche per alleviare gli oneri di cessione, trasformando in crediti d’imposta una parte di Dta (deferred tax assets) commisurate ai crediti ceduti.
Si deve trattare di cessione onerosa di crediti pecuniari verso soggetti inadempienti, considerati tali quando il mancato pagamento si protrae per oltre 90 giorni dalla data in cui era dovuto. Tali benefici riguardano quindi anche le imprese che cedono i propri crediti verso la PA.
Si tratta di un aiuto concreto alle Aziende che operano nei settori della Sanità ma non solo. Un supporto immediato alle aziende, che rischiano una carenza di liquidità a seguito di forniture verso le Asl, le Strutture Ospedaliere, la Protezione Civile o le Prefetture e i ben noti ritardi nella liquidazione delle fatture.
Tra le modifiche al Decreto Rilancio introdotte dalla legge n.77 del 17 luglio 2020 spicca una norma che riguarda il mercato della cessione dei crediti sanitari.
Si tratta dell’art.117 “Disposizioni in materia di anticipo del finanziamento sanitario corrente e di pagamento dei debiti
degli enti sanitari”, comma 4 bis in base al quale:
la cessione dei crediti commerciali certi liquidi ed esigibili vantati nei confronti degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale, (essenzialmente le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali) si perfeziona solo a seguito della espressa accettazione da parte dell’ente debitore.
Entro 45 giorni dalla notifica della cessione dovrà avvenire l’accettazione in maniera espressa, in caso contrario la cessione verrà considerata priva di effetti.
Per tutti i crediti che non siano stati accertati (o a mezzo di decreto ingiuntivo o a mezzo di sentenza), il regime della cessione resta quello precedente all’introduzione dell’art. 117, comma 4 bis in questione, ovvero nessuna accettazione da parte del debitore ceduto è richiesta ai fini della opponibilità al debitore ceduto del trasferimento del credito.
Obiettivo di questa modifica sembrerebbe essere quello di sfavorire gli operatori di mercato che traggono il loro principale profitto dalla maturazione medio tempore degli interessi di mora sui crediti accertati giudizialmente.
Cos’è la cessione del credito e come funziona?
La cessione del credito rappresenta anche nel settore sanitario una soluzione che consente di rendere immediatamente liquidi ed esigibili i crediti “incagliati” senza sopportare ingenti investimenti finanziari.
Consiste nel cedere il relativo diritto da parte del creditore titolare (cedente) all’acquirente (cessionario) che lo acquista a un determinato prezzo. Essa può essere di due tipi:
- Cessione Pro Soluto: il creditore che cede il credito garantisce al cessionario soltanto la sua esistenza, non dando garanzie relative al fatto che il debitore provveda effettivamente al pagamento. In questo caso, quindi, il rischio dell’inadempimento passa al cessionario.
- Cessione Pro Solvendo: si verifica quando il creditore cedente garantisce l’esistenza del credito ma anche la solvibilità del debitore. Se il debitore ceduto non provvede al pagamento, quindi, il cessionario ha diritto di rivalersi sul cedente.
Il ruolo di Invenium, in queste operazioni di cessione è quello di Advisor strategico, in un certo senso di facilitatore nel processo di cessione dei crediti stessi, contribuendo a evitare il rischio di problemi di liquidità nell’immediato.
I benefici si estendono poi nel medio-lungo periodo e generano un miglioramento del profilo finanziario, grazie alla possibilità di sostituire i crediti presenti nel proprio bilancio con liquidità immediatamente disponibile, all’eliminazione del rischio di ritardato o mancato pagamento da parte della pubblica amministrazione.
Ulteriori benefici vanno dalla possibile erogazione delle somme in un’unica soluzione o nell’ottenimento di un successivo earn out, all’eliminazione degli oneri e dei costi di gestione del recupero crediti, fino al miglioramento della posizione finanziaria (la cessione non viene registrata nella Centrale Rischi di Banca d’Italia) e del rating dell’azienda che aderisce al programma di cessione dei crediti.
L’operazione di cessione si perfeziona per il tramite di un veicolo ex legge 130, il quale acquisterà i crediti vantati verso gli enti pubblici, comprese le aziende partecipate dalla PA.
Le imprese avranno così la possibilità di cedere a titolo definitivo (pro soluto) i propri crediti a condizioni vantaggiose e in tempi rapidi, riducendo i ritardi nei pagamenti e ottimizzando il proprio flusso di cassa.
Malgrado il quadro normativo favorevole (Decreto Legislativo 192/2012 che recepisce la direttiva n. 2011/7/UE sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali tra imprese e tra Pubbliche Amministrazioni e imprese) e i provvedimenti amministrativi volti a favorire lo sblocco dei debiti, continua ad essere particolarmente gravoso per le aziende farmaceutiche.
Da un’indagine del Sole 24 Ore emergono alcuni dati allarmanti:
- Il 62% degli enti pubblici paga strutturalmente in ritardo rispetto alla data di scadenza della fattura;
- Le ASL accumulano un ritardo medio di pagamento pari a 71,5 giorni;
- Sussiste una grande variabilità tra enti, non sempre riconducibile ad una logica regionale (all’interno della stessa Regione ci sono amministrazioni virtuose e altre che pagano con oltre 600 giorni ritardo).
Esistono criticità nate negli anni precedenti a cui si cerca di mettere riparo, problemi strutturali ereditati dalla gestione precedente.
Tutto ciò avviene a danno delle imprese che riforniscono la Sanità Pubblica, che con lunghi ritardi nei pagamenti subiscono una lenta eutanasia economica, con rischio chiusura.
Ipotesi danno erariale
Su molti ospedali pesa l’ipotesi di danno erariale. Il caso è stato sollevato dal Tribunale amministrativo lombardo, che si è ritrovato a gestire 650 ricorsi di aziende di factoring che, tra il 2011 e il 2014, lamentavano i mancati pagamenti da parte delle Asl, per una cifra complessiva che potrebbe sfiorare i 50 milioni .
In sintesi, le aziende ospedaliere hanno comprato farmaci e strumenti da note case farmaceutiche, indebitandosi con interessi tra l’8 e il 10%. Non riuscendo a pagare, hanno accumulato debiti su debiti per anni, con interessi che in molti casi sono arrivati al valore del 50% del capitale da restituire.
Le case farmaceutiche, per recuperare almeno parte della cifra sono ricorse a società che acquistano crediti dalla PA.
Se la situazione è diventata insostenibile, è anche perché le case farmaceutiche, per timore di perdere il rapporto con le ASL con cui lavorano, accettano il ricatto della P.A., pazientando mesi e anni prima di veder pagate le fatture per le prestazioni fornite e, comunque, mai ricevendo gli interessi maturati nel tempo.
Le lunghe attese delle imprese si sono dimezzate nel giro di qualche anno. Restano però le difficoltà di diverse Regioni, soprattutto del Centro Sud- Calabria e Molise tra tutti- con crediti incagliati che raggiungono complessivamente ancora i 4 miliardi.
La questione dei tempi di pagamento andrebbe contestualizzata sui territori e bisognerebbe tener conto di tante situazioni: dalle fatture sbagliate ai pagamenti ritardati, come nella ricerca perché mancano i fondi.
Cessione crediti ASL
Claudio Mombelli, CEO di Invenium, sostiene che l’attività di recupero del credito verso il comparto vada gestita in modo specifico e rispettando le caratteristiche salienti dei soggetti debitori. In sintesi una ASL non potrà mai essere gestita, in termini di recupero, come un debitore normale.
Nel caso specifico di crediti vantati verso le amministrazioni sanitarie, Invenium ha maturato un’importante esperienza con la pubblica amministrazione, puntando al contenimento del DSO (dei fornitori) e mirando allo svincolo delle fatture.
In sintesi, i nostri credit manager specializzati nei rapporti con la Pubblica Amministrazione seguono costantemente la situazione debitoria dell’Ente, riconciliando le partite ed applicando le procedure di gestione e di sollecito offrendo soluzioni altamente personalizzate.
Invenium, in qualità di Advisor per conto di alcuni tra i primi Fondi di Investimento internazionali, ha perfezionato un modus operandi innovativo che permette il deconsolidamento di crediti incagliati e, nella fattispecie è disponibile a valutare ed acquisire:
- Crediti verso la Pubblica Amministrazione;
- Crediti in contenzioso – con sentenza definitiva passata in giudicato – verso la Pubblica Amministrazione.
La cessione dei crediti rappresenta una soluzione che consente di rendere immediatamente liquidi ed esigibili i crediti in “bonis” o “incagliati” senza sopportare ingenti investimenti finanziari.
Contattaci per maggiori informazioni e per parlare con un esperto, o visita il sito www.invenium.it