Cessione crediti verso la Pubblica Amministrazione

Tempi meno lunghi per i pagamenti. Come  gestire i ritardi passati?  L’unica soluzione concreta è la cessione dei crediti verso la pubblica amministrazione.

  1. Quante possibilità ha un’impresa di incappare in un ente ritardatario?
  2. Aggiornamento 18/10/2018: Monitoraggio Siope+
  3. Aggiornamento 25/10/2018: Fondo di garanzia per le sofferenze da crediti Pubblica Amministrazione
  4.  Aggiornamento 13/11/2018: Tempo medio dei pagamenti  a 55 giorni
  5. Aggiornamento 5/12/2018: Pagamenti in tempi più rapidi
  6. Aggiornamento 11/12/2018: I pagamenti rallentano il passo
  7. Aggiornamento 08/01/2019: Legge di bilancio 2019
  8. Come azzerare i rischi provenienti da fatture incagliate?
  9. Quali sono i vantaggi derivanti dalla cessione dei crediti verso la Pubblica Amministrazione?

L’ammontare complessivo dei debiti commerciali della pubblica amministrazione ha raggiunto i 53 miliardi, in calo di 4 miliardi rispetto al 2017.

I “casi limite” sono moltissimi, soprattutto nel Mezzogiorno.

Il Comune di Napoli, ad esempio, paga mediamente i propri fornitori con 320 giorni di ritardo (Indicatore di Tempestività dei Pagamenti riferito al 2018), l’ASL Napoli 1 con 167 (dato riferito al primo trimestre 2019) e l’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria con 163 (dato medio 2018).  

Anche se l’introduzione della fattura elettronica non ha consentito al Mef di dimensionare lo stock dei debiti accumulati negli ultimi anni, i tempi medi di pagamento sono leggermente scesi.

Nel biennio 2013-2014, i governi Monti, Letta e Renzi stanziarono circa 50 miliardi di euro per onorare il pagamento dei debiti commerciali che, alla fine del 2012, risultavano essere “certi, liquidi ed esigibili”.

Nonostante questo sforzo economico così importante, lo stock dei mancati pagamenti ha comunque subito una contrazione molto contenuta.

Bruxelles, pur riconoscendo l’impegno profuso negli ultimi anni, ha rilevato che le amministrazioni pubbliche italiane necessitavano ancora in media 100 giorni per saldare le loro fatture, con picchi che risultavano essere nettamente superiori.

In molti erano convinti che i tempi di pagamento si sarebbero drasticamente ridotti grazie all’introduzione, partita gradualmente dal luglio del 2017, dell’obbligo da parte di tutti gli enti pubblici di trasmettere le informazioni relative ai singoli pagamenti attraverso il sistema Siope+.

Questa modalità doveva consentire a regime la quantificazione dell’ammontare delle passività commerciali e il monitoraggio continuo dei tempi di pagamento delle amministrazioni debitrici.

Nonostante gli sforzi degli ultimi anni, queste regole continuano a non essere recepite nella realtà. Secondo il governo la mole degli arretrati non ha consentito un adeguamento ai tempi europei.

Al centro del problema sono ovviamente costruzioni e lavori pubblici.

Ammontano a 8 miliardi di euro le fatture già scadute presenti nei bilanci dei costruttori che vantano numerose insolvenze da parte delle Pubbliche amministrazioni per cui hanno lavorato.

Gli otto miliardi calcolati dall’Ance sono dati dall’ammontare di una lunga storia di ritardi che, ormai da anni, vede le imprese impegnate nella lunga attesa dei versamenti relativi ai lavori i cui stati di avanzamento sono abbondantemente chiusi.

Nel primo semestre dello scorso anno i pagamenti sono arrivati in media, 96 giorni dopo la scadenza mentre nel 2016-2015 i ritardi oscillavano fra i 106 e i 117 giorni.

Nonostante la situazione sembra essere leggermente migliorata, la tensione finanziaria ereditata dal passato continua a pesare gravosamente.

Si aggirano ancora tra i 29 e i 59 i giorni d’attesa, prima di ricevere l’incasso, rispetto la scadenza concordata in fattura. Un ritardo medio accumulatosi nel 2017 dalla Pa per pagare fatture emesse dai fornitori.

Secondo una stima, le stesse imprese delle costruzioni mettono in cima alla lista dei ritardatari i Comuni, seguiti da Province e Regioni.

Il peso del debito nelle mani dei Comuni si aggira attorno al 6% del totale nazionale. La difficoltà economica dei comuni è ricaduta pesantemente sulle PMI ed attualmente si trovano legate a doppio filo.

Tra i grandi Comuni, il record negativo spetta a Napoli, che nel terzo trimestre del 2017 ha ritardato nei pagamenti di 335 giorni oltre la data di scadenza.

A seguire Catania prossima ai 135 e Torino con 107 giorni di ritardo. Migliore la situazione di Roma con soli 52 giorni.

Bari, Firenze, Genova e Bologna, invece, bonificano ancor prima della scadenza.

Il fenomeno sembra essere sempre più preoccupante. L’importo totale del debito commerciale in ritardo è stato stimato di 31 miliardi, in leggero calo (-6%) rispetto l’anno precedente.

1. Quante possibilità ha un’impresa di incappare in un ente ritardatario della Pubblica Amministrazione?

Parecchie, visto che la cattiva abitudine coinvolge quasi due amministrazioni su tre.

Entrando nel dettaglio dei record negativi, i Comuni più lenti saldano dopo oltre 10 mesi, le Asl con le peggiori perfomance superano i 230 giorni nonostante un netto taglio dei ritardi di pagamento che nei casi migliori arriva ad un anno.

Tempi lunghi si registrano, anche, tra le Provincie dove in alcune situazioni si toccano i 543 giorni.

Si auspicava un generale miglioramento ma Ministeri come quello del Lavoro, Salute e Difesa, peggiorano nella loro performance.

L’Italia resta un paese in cui lo Stato paga in ritardo i propri debiti commerciali senza rispettare la direttiva UE 2011/2017 (che introdusse il vincolo del saldo a 30 e 60 giorni ndr).

Dal 2012 si è aperta la via della certificazione dei crediti usata da poco più di 32 mila imprese con quasi 16 mila domande per 16 miliardi di controvalore.

Ogni mese sono circa 500 le imprese che presentano richiesta di certificazione al sistema Pcc (si tratta della piattaforma dei crediti commerciali del Mef ndr) e la maggioranza dei debitori sono enti locali, regioni autonome, aziende sanitarie.

Il riconoscimento del credito diventa così un’opportunità di pianificazione finanziaria che le imprese possono anche simbolizzare chiedendo una anticipazione o compensandolo con i debiti verso l’erario.

2. Aggiornamento 18/10/2018: Monitoraggio Siope+

Secondo i dati raccolti dal ministero dell’Economia attraverso il monitoraggio di Siope+ , che permette l’acquisizione automatica dei pagamenti delle fatture commerciali, i tempi di pagamento della PA sono diminuiti.

Dai dati relativi al primo trimestre 2018, emergono tempi di pagamento in regola con i termini fissati dalle leggi in vigore.

Nello specifico:

  • Comuni e Città hanno pagato le fatture entro i previsti 30 giorni, mentre i tempi medi di ritardo si sono attestati su valori negativi;
  • Le Regioni nel complesso hanno registrato un tempo medio di pagamento di circa 35 giorni ed un ritardo di -2 giorni, con alcuni casi dove i pagamenti sono stati effettuati con largo anticipo rispetto alla scadenza delle fatture ( Friuli Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Liguria);
  • Le Province, invece, vantano tempi di pagamento pari a 36 giorni mentre quelli di “ritardo” non superano un giorno;
  • Infine le Città metropolitane hanno effettuato mediamente i pagamenti in 35 giorni con tempi medi di ritardo pari a zero giorni.

Dopo due fasi di sperimentazione del Siope+, che hanno coinvolto 7 enti, a partire dal luglio 2017, e ulteriori 23 enti a partire dal 1° ottobre 2017, attraverso successivi decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono stati calendarizzati gli avvii a regime per tipologie di enti pubblici.

Dal 1° gennaio 2018 sono entrate a regime tutte le Regioni, le Provincie e le Città Metropolitane, dal 1° aprile 2018 si sono aggiunti i comuni con più di 60.000 abitanti e dal 1° luglio 2018 i comuni con popolazione compresa fra 10.001 e 60.000 abitanti per un totale di circa 1.400 enti pubblici.

Dal 1° ottobre 2018 SIOPE+ è diventato operativo per i Comuni fino a 10.000 abitanti e per le aziende sanitarie e ospedaliere; dal 1° gennaio 2019 SIOPE+ verrà esteso a tutti i restanti enti già soggetti alla vecchia rilevazione SIOPE e alle autorità di sistema portuale.

Nel corso del 2019 saranno progressivamente coinvolte tutte le restanti pubbliche amministrazioni (ad eccezione di gran parte delle Amministrazioni statali che utilizzano il sistema Sicoge).

L’attuale collegamento tra il sistema di contabilità Sicoge e PCC, affiancato dal Siope+, consentirà di ricevere in automatico in PCC tutte le informazioni sui pagamenti, garantendo una copertura dell’universo delle pubbliche amministrazioni pressoché totale.

3. Aggiornamento 25/10/2018: Fondo di garanzia per le sofferenze da crediti Pubblica Amministrazione

Per le imprese in difficoltà con i crediti della Pubblica amministrazione interverrà il Fondo di garanzia Pmi.

La garanzia interverrà su finanziamenti già concessi alle Pmi che, a causa del ritardo nell’incasso dei crediti vantati presso la Pa, sono in difficoltà nella restituzione delle rate.

Rilevante il passaggio su banche e intermediari finanziari: saranno anche loro a finanziare l’operazione, versando un “ premio di garanzia in linea con i valori di mercato” che potrà essere “scaricato” sulla Pmi beneficiaria, solo per un quarto dell’importo.

Il premio è giustificato dal fatto che la stessa banca, e non solo l’impresa, riceve un vantaggio dall’intervento che sblocca importi che le spettano ( i crediti vengono ceduti alla banca).

E’ previsto che la garanzia scatti nella misura massima dell’80% e fino a un importo garantito di 2,5 mln.

Due gli importi ammessi:

  1. Il primo si riferisce al finanziamento non ancora rimborsato, maggiorato degli interessi, contrattuali e di mora maturati.
  2. Il secondo importo corrisponde invece all’ammontare dei crediti verso la PA, scaduti da almeno 90 giorni.

Vengono poi previste due clausole:

  • La garanzia è subordinata alla sottoscrizione di un piano (di durata massima di 20 anni) per il rientro del finanziamento.
  • I crediti vantati nei confronti della Pa saranno ceduti alla banca, per un importo pari al finanziamento non ancora rimborsato, maggiorato di interessi e mora.

La garanzia potrà essere escussa dalla banca solo in caso di mancato rispetto da parte della Pmi del piano di rientro. Modalità e limiti per la concessione della garanzia saranno definiti con un successivo decreto del ministero dello Sviluppo.

La dotazione finanziaria  di 50 milioni, può rilasciare garanzie per circa 300-350 milioni. Si ipotizza un valore medio della garanzia di 150 mila euro per impresa.

4.  Aggiornamento 9/11/2018: Tempo medio dei pagamenti della Pubblica Amministrazione a 55 giorni

Calano a 55 giorni i tempi medi di pagamento delle fatture da parte delle pubbliche amministrazioni nel 2017, tre in meno rispetto alla media dell’anno precedente, ma sempre 25 in più rispetto a quanto prevede la legge.

Scendono anche i tempi medi di ritardo che si sono dimezzati, passando dai 15 ai 7 giorni. Secondo le informazioni fornite dai debitori che hanno presentato le fatture, 40 miliardi di euro non sono stati pagati.

6.892 le amministrazioni insolventi sulle 13.484 che risultano debitrici nell’elenco del ministero.

Un dato in calo rispetto ai 45,4 miliardi inevasi nel 2016, ma ancora fin troppo elevato.

È lo stesso ministero ad ammettere che esiste ancora un grosso problema relativo alle fatture che non vengono ancora registrati.

A circa tre anni dall’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica nei rapporti con la pubblica amministrazione, risulta questa la situazione attuale.

La messa a regime del Siope+, il sistema informativo che permette l’acquisizione automatica dei dati sui pagamenti, andrà ad integrare il sistema Siope attuale e favorire un cambio di rotta come si promette già da tempo.

5. Aggiornamento 5/12/2018: Pagamenti in tempi più rapidi dalla pubblica amministrazione

L’obiettivo dell’emendamento alla legge europea 2018, firmato dal presidente della commissione Politiche Ue del Senato, Ettore Licheri, mira a tagliare al minimo i tempi di tutti i passaggi burocratici che portano dall’esecuzione di un lavoro fino all’emissione della fattura e al successivo pagamento.

Con l’emandamento si punta a riportare la prassi degli appalti pubblici entro confini compatibili con le direttive europee che, va ricordato, prevedono un termine massimo di trenta giorni per i pagamenti, salvo casi eccezionali, nei quali si può arrivare fino a sessanta.

I certificati di pagamento, sia per gli acconti che per il saldo dei lavori dovranno essere rilasciati in un termine massimo di sette giorni, che è comunque compreso in quello dei trenta per l’effettivo pagamento.

Una volta emesso il certificato di pagamento, le tutele previste dal Codice appalti si rafforzano ulteriormente, perchè l’emendamento prevede che i pagamenti relativi agli acconti del corrispettivo di appalto sono effettuati nel termine di trenta giorni decorrenti dall’adozione di ogni stato di avanzamento dei lavori, salvo che sia espressamente concordato nel contratto un diverso termine.

6. Aggiornamento 11/12/2018: I pagamenti rallentano il passo

Secondo gli ultimi dati rilasciati dal Mef, nei primi sei mesi dell’anno gli enti territoriali, titolari dell’ampia maggioranza dei debiti incagliati, registrano tempi medi ponderati a 39 giorni.

Il quadro è in leggero peggioramento rispetto ai 37 giorni del primo trimestre.

L’involuzione è dovuta al calcolo, che questa volta è stato allargato ai Comuni (sopra i 60 mila abitanti), dove persistono le difficoltà maggiori. Secondo le medie, sarebbero solo 5 i giorni di ritardo dei Comuni.

Eppure c’è chi ha lavorato per il Comune di Alessandria e aspetta di ricevere da 97 giorni il pagamento della fattura, chi è in fila a Reggio Calabria da 82 giorni, chi a Caltanissetta (70 gg), mentre a Bolzano ne bastano 13, a Sassari 14 e a Verona 16.

Anche i numeri per singolo Ente vanno guardati con attenzione: perché ad alzarli è spesso un arretrato che aspetta da tempi molto più lunghi rispetto a quelli indicati dalle medie.

Ad aggravare il problema negli enti locali è anche la catena che parte dal centro e che ritarda i trasferimenti dai ministeri.

I tecnici del governo provano a lavorare su entrambi i fronti, supportati da Cdp. Un ampliamento delle anticipazioni ordinarie agli enti locali, fino al raddoppio che potrebbe muovere 15 miliardi, ed una nuova edizione dello sblocca debiti.

Il tutto potrà partire solo il prossimo anno, mentre continuano a moltiplicarsi tutti gli ostacoli.

Sono più di 33 mila le imprese che hanno presentato alla piattaforma Mef 169 mila domande per poter compensare gli 8 miliardi di debiti con altrettanti crediti fiscali.

7.Aggiornamento 08/01/2019: Legge di bilancio 2019

La legge di bilancio dello Stato per il 2019, approvata dal Senato e in attesa del voto definitivo della Camera, interviene ancora una volta sulla questione dei ritardi di pagamento dei debiti da parte delle pubbliche amministrazioni, che di fatto estendono “sistematicamente di 30 giorni i tempi di gestione del pagamento delle fatture per stato di avanzamento lavori negli appalti pubblici”.

E’ noto che la direttiva europea relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali prevede che le amministrazioni pubbliche paghino i loro debiti commerciali (tra i quali rientrano anche le obbligazioni contratte con liberi professionisti) entro 30 (o, nei casi previsti, 60) giorni di calendario decorrenti dal ricevimento della fattura o richiesta equivalente di pagamento.

Tale direttiva è stata recepita con il d.lgs n. 231 del 2002, successivamente modificato dal d.lgs. 192 del 2012, i cui artt. 3 e 6 stabiliscono che, in caso di violazione dei termini di pagamento, la pubblica amministrazione è obbligata a corrispondere interessi moratori nella misura di 8 punti percentuali superiori al saggio legale (indipendentemente da un atto di costituzione in mora), a rimborsare le spese sostenute dall’operatore economico per il recupero del corrispettivo e a risarcire il danno con importo forfettario pari ad € 40,00 (salvo prova di danno maggiore).

8. Come azzerare i rischi provenienti da fatture incagliate?

È possibile azzerare i rischi tramite la cessione dei crediti pubblica amministrazione, sia di singole posizioni che di interi portafogli.

La cessione dei crediti rappresenta una soluzione che consente di rendere immediatamente liquidi ed esigibili i crediti “incagliati” senza sopportare ingenti investimenti finanziari.

 Invenium, in qualità di Advisor per conto di alcuni tra i primi Fondi di Investimento internazionali, ha perfezionato un modus operandi innovativo che permette il deconsolidamento di crediti incagliati e, nella fattispecie è disponibile a valutare ed acquisire:

  • Portafogli crediti recentemente scaduti;
  • Portafogli crediti deteriorati, in via giudiziale e vs le Procedure concorsuali;
  • Portafogli crediti o “Single Name” in cessione dalle Procedure Concorsuali;
  • Portafogli crediti già passati a perdita entro i 10 anni;
  • Crediti verso la Pubblica Amministrazione;
  • Crediti in contenzioso – con sentenza definitiva passata in giudicato – verso la Pubblica Amministrazione.

9. Quali sono i vantaggi derivanti dalla cessione dei crediti verso la Pubblica Amministrazione?

Il servizio di cessione dei crediti svolto da Invenium, consente alle aziende cedenti di ottenere diversi vantaggi:

  • IVA: Immediato recupero dell’Iva.
  • FISCALI: Trasformazione dei crediti esistenti in bilancio ma non incassabili in perdite fiscalmente deducibili per l’esercizio in cui si effettua l’operazione;
  • ECONOMICI: Risparmio dei costi di gestione del “credito incagliato” o in sofferenza;
  • GIURIDICI: Possibilità di redigere un bilancio trasparente secondo quanto previsto dalla legge (Cod.Civile Art.2423- 2426; direttive CEE n86- 117, recepite con D.Lgs. n. 127/91);
  • FINANZIARI: Viene riconosciuto al Cedente un margine da cessione in relazione alla tipologia di crediti ammessi al passivo;
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